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ABOMINAZIONE ATLANTICA

Idea: 2/5 Trama: 3/5 Stile: 3/5

 

Titolo Originale: ATLANTIC ABOMINATION
Autore: John Brunner
Anno: 1960
Genere: FS Sociologica
Edizione: Mondadori – Urania n. 947

 

 

Commento:
La narrativa di John Brunner ha sempre avuto un occhio di riguardo per delle tematiche che riguardassero, oltre l’aspetto strettamente fantascientifico, quello più generale di tipo sociale e sociologico. Lo stesso accade, allora, con Abominazione Atlantica, dove l’interesse più tipicamente sociologico si riferisce in particolar modo al comportamento della collettività, delle masse.
La creatura aliena, risvegliata dopo millenni di sonno passati sulle profondità degli oceani, svolge in tal senso un ruolo prettamente strumentale. E’ un mostro, ma, allo stesso tempo, è pure una maschera. Una maschera dietro la quale si celino in effetti gli aspetti più mostruosi del genere umano. E’ troppo facile, del resto, leggendo queste pagine, riconoscere nel mostro e nella sua capacità di annientare ogni volontà degli esseri umani, ridotti allora al ruolo di schiavi incapaci di reagire, quelli che sono state delle fasi della storia del genere umano.
Il pensiero va all’antichità, alla costruzione delle grandi piramidi in Egitto; inevitabilmente alla seconda guerra mondiale, alla grande presa psicologica di Hitler sulla popolazione tedesca, che si fece così, volontariamente o meno, soggiogare dal suo potere; e perché no, agli abomini dei campi di sterminio del regime nazista.
Così, questa storia ha un finale che è inevitabilmente aperto. E’ aperto perché, in questo modo, l’autore vuole lasciare al lettore la possibilità di riflettere; perché in qualche modo questa apertura vuole pure essere un ammonimento a tutto il genere umano, il quale deve difendersi dalle creature dello spazio, ma, prima ancora, da se stesso. Un invito ad una maggiore consapevolezza e presa di coscienza del singolo all’interno e come parte della collettività.

Trama (attenzione spoiler!):
Peter Trant è un oceanografo. Con una squadra di studiosi batte le profondità dell’Oceano Atlantico orientale svolgendo delle ispezioni sul fondo marino all’interno di una moderna e tecnologica batisfera. Durante una di queste, si imbatte in tracce di una civiltà finora sconosciuta e di cui tutto ciò che resta pare sia sepolto lì, sul fondo degli oceani. Il capo della spedizione scientifica a bordo della Alexander Bache, la nave su cui sono imbarcati gli studiosi, è il dottor Gordon, che riconosce nelle immagini scattate dal suo collaboratore dei segni evidenti dell’esistenza di quello che è da sempre stato il pallino della sua vita di studioso: la città perduta di Atlantide.
La realtà alla fine sarà differente. Sebbene quanto ritrovato sul fondo degli oceani appartenesse a una società esistita migliaia di anni prima e finita effettivamente sul fondo degli oceani, questa non corrisponderebbe alla mitica Atlantide, ma a una società umana di tipo primitivo, che viveva soggiogata da una razza aliena; esseri mostruosi e di grosse dimensioni capaci, per di più, di attuare il controllo e la manipolazione delle menti.
E’ proprio in queste circostanze che, uno di questi, probabilmente l’ultimo sopravvissuto, esce fuori dal rifugio che si era scavato nella roccia millenni prima per scampare a una catastrofe che effettivamente distrusse tutta quella che doveva essere la loro civiltà. Comincia allora una nuova storia. Una storia fatta di terrore e dai toni apocalittici: il mostro finirà con il raggiungere la terraferma e prendere il controllo della città di Jacksonville, dove darà luogo a un vero e proprio regno del terrore. Centinaia, migliaia di persone finiranno sotto il suo controllo mentale e lavoreranno come schiavi, impossibilitati a reagire alle violente sollecitazioni psichiche di quello, l’alieno, che si comporta nei confronti degli esseri umani come una divinità spietata.
Jacksonville diventa un incubo, dove culti religiosi blasfemici si mescolano alla sofferenza atroce dei suoi abitanti. Intanto, il Governo degli Stati Uniti d’America studia dei modi per abbattere il mostro, il cui intento, affatto nascosto, sarebbe quello di impadronirsi dell’intero pianeta. Ma quella che gli appariva inizialmente come una facile conquista, diviene invece una battaglia di logoramento; perché l’alieno deve scontrarsi con una civiltà assai differente da quella che aveva soggiogato millenni prima. L’uomo, infatti, ha creato una struttura sociale radicalmente differente; lo sviluppo della tecnologia, non solo militare, gli permette adesso di competere, come collettività, con i suoi poteri.
Alla fine, l'alieno decide di cambiare i propri piani e, sebbene non sconfitto definitivamente durante gli scontri, di abbandonare il pianeta e di ritornare sul suo pianeta. Come detto, il finale è aperto, poiché costituisce allo stesso tempo la fine della storia, di questa storia, ma anche un nuovo inizio per la storia del genere umano, che si prepara ad affrontare lo spazio con una maggiore sicurezza e compattezza rispetto al passato.

 

Scheda realizzata da: sotomayor