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CYBERIADE

Idea: 3/5 Trama: 2/5 Stile: 4/5

 

Titolo Originale: CYBERIADA
Autore: Stanislaw Lem
Anno: 1965
Genere: FS Umoristica / Satirica
Edizione: Mondadori – Urania n.1258

 

 

Commento:
L'opera, in realtà, non è un romanzo ma una collezione di racconti che hanno per protagonisti due scienziati, due geniali costruttori di nome Trurl e Klapaucius, con le loro invenzioni, i loro viaggi e le loro avventure per la galassia. Nel corso del libro si capisce come i due non siano umani ma dei robot, discendenti da macchine forse ribellatesi agli umani molto tempo prima.
I racconti sono tutti di matrice umoristica, caratterizzati dal divertentissimo uso di neologismi e dall'adattamento di concetti scientifici a situazioni paradossali o comiche. In diversi episodi si scorge un chiaro intento satirico verso taluni difetti della società contemporanea; quasi tutti contengono riferimenti o riflessioni di carattere filosofico o scientifico.
Detto questo, la trama dei singoli episodi è spesso un po' banale e alcune pagine risultano noiose o eccessivamente prolisse. Un'opera quindi singolare, sicuramente nel complesso divertente, valida soprattutto dal punto di vista stilistico con alcuni passi davvero esileranti seppur con qualche pausa di troppo e la mancanza di un filo conduttore che guidi l'intera vicenda. Da questo punto di vista quindi inferiore ad un'opera molto simile come Guida Galattica per Autostoppisti.

Citazione:

[1] Perciò si rimboccarono le maniche e cominciarono a fare esperimenti: per simulazione, ossia in modo matematico, e tutto sulla carta. E i modelli matematici di Re Krool e della bestia si combatterono così ferocemente, sul tavolo coperto di equazioni, che le matite dei costruttori continuarono a spezzarsi.
Inferocita, la bestia contorceva i suoi integrali doppi e tripli per rintuzzare i polinomi con cui il re cercava di colpirla, scivolava in una serie infinita di termini indeterminati, poi si risollevava elevandosi a potenza, ma il re la attaccava con una tale serie di derivazioni parziali e totali da azzerare tutto i suoi coefficienti di Fourier (si veda il Lemma di Riemann), e nella confusione che ne seguì i costruttori persero completamente di vista il re e la bestia.
Così, fecero una sosta, si sgranchirono le gambe, bevvero qualche sorso dalla bottiglia di Leida, per rincuorarsi, e quando si rimisero al lavoro ricomincarono dall'inizio, scatenando, questa volta, il loro intero arsenale di matrici tensoriali e di insiemi canonici, e affrontarono il problema con tale fervore che si ebbe 'impressione che la carta si mettesse a fumare. Il re si fece avanti con tutte le sue coordinate crudeli e i suoi cerchi viziosi, incappò in una buia foresta di radici e logaritmi, dovette indietreggiare, poi lottò con la bestia in un campo di numeri irrazionali (F_i) e la colpì con tanta furia da farla scivolare indietro di due punti dopo la virgola e da staccarle un epsilon, ma la bestia scappò per un asintoto e si nascose in uno spazio delle fasi ortogonale ed n-dimensionale, subì uno sviluppo in serie e ne uscì sotto forma di fattori, che piombarono sul re e lo fecero cadere a terra.
Il re, per nulla intimorito, indossò una corazza di anelli markoviani e di parametri irriducibili, portò a infinito il proprio incremento deltak e mollò alla bestia un tale colpo booleano che la spedì dall'altra parte dell'asse delle x e la fece uscire da parecchie parentesi... ma la bestia, pronta anche a questo, abbassò la testa... e la matita volò come impazzita per trasformate trascendenti e per autotrasformazioni [...]

[2] Trurl e Klapaucius erano stati allievi del grande Cerebron di Umptor, che per quaranta e sette anni, nella Scuola di Nullità Nientica Superiore, aveva insegnato la Teoria generale della Draconicità.
Tutti sanno che i draghi, - lat. draco, onis, da cui "draconicità" - non esistono. Tuttavia, se da un lato questa affermazione semplicistica può accontentare il profano, dall'altro non è certo sufficiente ad appagare una mente scientifica, La Scuola di Nullità Nientica Superiore, anzi, a dire il vero, non si era mai occupata di ciò che esisteva, e, difatti, l'esistenza, fenomeno banale e quotidiano, è stata dimostrata così ampiamente che non c'è bisogno di spendere altre parole su di essa nella presente sede.
Il brillante Cerebron, affrontando analiticamente il problema, aveva individuato tre diversi tipi di drago: il mitico, il chimerico e il puramente ipotetico. Tutt'e tre, si potrebbe dire, erano inesistenti, ma ciascuno di essi inesisteva in modo completamente diverso dagli altri.
Inoltre c'erano i draghi immaginari, e gli a-draghi, gli anti-draghi e i draghi con segno meno (colloquialmente chiamati dagli specialisti draghinò, draghinòn, draghimenni), e il più interessante di tutti era il dragomenno, perchè dava origine ad un noto paradosso dracologico: quando due draghi-menni erano ipercontigui (operazione dell'algebra draconica che corrisponde alla normale moltiplicazione) il prodotto era zero virgola sei draghi, un vero rebus.
Tra gli esperti infuriava a questo proposito una vecchia polemica, perchè metà di loro affermava che la bestia frazionaria iniziava dalla testa e terminava a quattro decimi dall'estremità della coda, mentre l'altra metà, naturalmente, sosteneva che iniziava dalla coda e risaliva verso la testa.
Ai loro tempi, Trurl e Klapaucius avevano dato un notevole contributo alla disciplina dracologica, evidenziando gli errori di entrambe le posizioni. I Nostri erano stati i primi a introdurre in quest'area la teoria della probabilità e, così facendo, avevano creato lo studio della draconicità statistica, nel quale si afferma che i draghi sono termodinamicamente impossibili soltanto in senso probabilistico, come gli efi, le fate, gli gnomi, le streghe, i folletti e via discorrendo.
Risolvendo l'equazione generale dell'improbabilità, i due costruttori avevano ricavato i coefficienti dell'elficità, della follettizzazione, della cobolderia ecc. E avevano scoperto che perchè si avesse la comparsa spontanea di un sngolo drago medio occorreva aspettare sedici quintoquadrilioni di eptilioni di anni. In altre parole, l'intero problema sarebbe rimasto una curiosità matematica accademica se non si fosse messa di mezzo la famosa passione per gli esperimenti di Trurl, il quale decise di affrontare empiricamente il problema dell'inesistenza fenomenica dei draghi. [...]