FLATLANDIA
Idea: 4/5 Trama: 3/5 Stile:4/5
Titolo Originale: FLATLAND
Autore: Edwin A. Abbot
Anno: 1881
Genere: FS Sociologica
Edizione: Adelphi – Gli Adelphi
Commento:
Si tratta di un’opera sicuramente originale: il romanzo esplora realtà e società in universi con un numero di dimensioni spaziali inferiori alle nostre abituali lunghezza, larghezza, altezza. L’autore descrive con ironia i costumi e le abitudini dei popoli che si incontrano mano a mano nell’opera regalandoci alcuni passi e dialoghi veramente esileranti.
Trama (attenzione spoiler!):
Il protagonista è un abitante di Flatlandia, il mondo bidimensionale popolato di creature di forma geometrica (triangolo, quadrato, poligono, cerchio…) il cui numero di lati ne determina la posizione sociale. Riceve la visita di uno strano abitante che si descrive come Sfera e che cerca di spiegargli l’esistenza di una terza dimensione. Per convincelo, la Sfera lo conduce a visitare Linealandia (il mondo monodimensionale) e Pointlandia (il mondo a zero dimensioni). Preso poi per pazzo dagli altri abitanti di Flatlandia, viene imprigionato e narra le sue memorie in questo romanzo.
Citazione:
[il protagonista e la Sfera visitano Pointlandia…]
“Osserva quella miserabile creatura. Quel Punto è un Essere come noi, ma confinato nel baratro dimensionale. Egli stesso è tutto il suo Mondo, tutto il suo Universo; egli non può concepire altri fuori di se stesso: egli non conosce lunghezza, né larghezza, né altezza, poiché non ne ha esperienza; non ha cognizione nemmeno del numero Due; né ha un’idea della pluralità, poiché egli è in se stesso il suo Uno e il suo Tutto, essendo in realtà Niente. Eppure nota la sua soddisfazione totale, e traine questa lezione: che l’esser soddisfatti di sé significa essere vili e ignoranti, e che è meglio aspirare a qualcosa che essere ciecamente, e impotentemente, felici. Ascolta adesso.”
Si interruppe e in quel momento dalla creaturina ronzante si levò un lieve ticchettio, basso e monotono ma distinto, come da uno dei vostri fonografi di Spacelandia, e io ne distinsi queste parole: “Infinita beatitudine dell’esistenza! Esso è; e non c’è altro al di fuori di Esso”.
“Cosa vuol dire con ‘esso’ – dissi io – quella piccola creatura?” “Vuol dire se stesso – disse la Sfera – Non hai notato prima di ora che i bambini e le persone infantili, che non sanno distinguere tra se stessi e il mondo, parlano di sé alla Terza Persona? Ma taci.”
“Esso riempie ogni Spazio, – continuò la piccola creatura nel suo soliloquio – e quello che Esso riempie, Esso è. Quello che Esso pensa, Esso lo dice; e quello che Esso dice, Esso lo ode; ed Esso è Pensatore, Parlatore, Ascoltatore, Pensiero, Parole, Audizione; è l’Uno, e tuttavia il Tutto nel Tutto. Ah, la felicità, ah la felicità di Essere!”