FUTURO IN TRANCE oppure
SOLO IL MIMO CANTA SUL LIMITARE DEL BOSCO
Idea: 4/5 Trama: 3/5 Stile: 4/5
Titolo Originale: MOCKING BIRD
Autore: Walter S. Tevis
Anno: 1980
Genere: FS Sociologica
Edizione:Mondadori – Urania Collezione n.81
Commento:
Siamo nel 2467 e l’umanità sta morendo. L’intera società umana è completamente automatizzata: da ormai diverse generazioni, i robot svolgono tutti i lavori necessari e prendono ogni decisione. Un individualismo esasperato regola la vita di ogni uomo: la famiglia è abolita; i bambini e gli adolescenti vivono in collegi dormitorio dove ricevono un’”educazione” fondata sui principi dell’autoappagamento, del culto dell’interiorità, tesa a stroncare ed eliminare sul nascere ogni impulso verso la socializzazione. Il crimine peggiore di questa nuova epoca è l’invasione della Privacy altrui; la coabitazione è vietata e, nelle rarissime discussioni, è buona educazione, secondo le norme della Cortesia Obbligatoria, non guardare l’interlocutore direttamente negli occhi.
In seguito ad un guasto, il sistema di controllo demografico ha cominciato e continua a ricevere segnali che annunciavano un eccessivo incremento della popolazione. In risposta, il sistema ha sterilizzato quasi tutta la generazione umana attualmente vivente e aggiunge sonniferi per bloccare l’ovulazione al mix di antidepressivi e psicofarmaci che ogni persona assume quotidianamente. Così da anni non nascono più bambini e l’umanità si dirige inconsciamente verso l’estinzione.
A rendersi conto di tutto questo è un normale professore universitario, Paul Bentley, che riscopre la lettura e grazie a ciò che apprende nei libri riscopre l’esistenza di un passato, della possibilità di un’esistenza diversa per l’uomo. Di nuovo in grado di leggere il presente, Bentley capisce come la chiusura in sé stessi, che si traduce negli assurdi comandamenti della Cortesia Obbligatoria e della Tutela della Privacy, ha sì da un lato eliminato i contrasti, anche tragici, che caratterizzavano la storia dell’uomo ma gli ha impedito ciò che più di ogni altra cosa l’uomo stesso cerca, ovvero di amare e di essere amato. Simbolo dello stato attuale dell’uomo è Spofforth, un androide dell’ultima generazione, troppo umano in un mondo in cui gli uomini hanno smesso di essere tali: perfetto nel corpo e nella mente ma privo dell’apparato sessuale, insegue il suicidio che gli è impedito.
Il bambino, frutto dell’amore tra Bentley e Mary Lou, l’ultima donna libera della Terra, ancora fertile e con una mente e una personalità realmente vive perché scappata dai dormitori-collegio ancora giovane, regala però un’ultima speranza di riscossa all’umanità.
L’opera è una classica distopia in cui alcuni tra i tratti più negativi della moderna società occidentale vengono amplificati e portati all’estremo: l’individualismo sfrenato, l’asetticità crescente nei rapporti personali, la cieca meccanizzazione e automazione (i cui paradossi sono ritratti ironicamente nella descrizione di una fabbrica di tostapane che da anni sforna elettrodomestici non funzionanti, li distrugge e ne ricicla il materiale per produrne altri) che rendono l’uomo superfluo, quasi un intruso, un elemento caotico da controllare e imbavagliare. Alla ricchezza e profondità dei temi e dei contenuti trattati si associa una trama di buon livello che fa del libro una lettura consigliata a tutti.
Trama (attenzione spoiler!):
Un professore dell’università dell’Ohio, Paul Bentley, riscopre la tecnica della lettura, grazie alla visione di alcune pellicole scolastiche, e ne propone l’insegnamento al rettore di New York, Spofforth, l’unico androide di Serie Nove, i più avanzati mai costruiti e basati sulla clonazione della medesima mente umana, ancora in vita: dato che tutti gli altri si sono suicidati, infatti, Spofforth è stato costruito con particolari vincoli a livello sinaptico che glielo impediscono. L’androide rifiuta la proposta di Bentley ma, nonostante la lettura costituisca in realtà un reato, gli suggerisce di continuare i suoi esperimenti, affermando che potrebbero venire utilizzati per la creazione di un corso sul cinema muto. Durante una visita allo zoo, Bentley conosce Mary Lou, una ragazza che vive nello zoo medesimo dopo esser fuggita da giovane dai dormitori in cui tutti i bambini e ragazzi vengono educati e che rifiuta l’uso di droghe e antidepressivi. I due iniziano a convivere e anche Mary Lou, dotata di una intelligenza sopra la media, impara in poco tempo a leggere. La loro storia d’amore però finisce presto perché Spofforth denuncia Bentley per i reati di coabitazione, lettura e insegnamento della lettura, prendendo la donna a vivere con sé, inseguendo i ricordi della personalità umana ancora presente nel suo cervello, cercando di capire finalmente cosa voglia dire vivere da umano e ossessionato dall’amore che provò, nei primi anni di servizio, per una ragazza presso l’istituto scolastico cui era stato destinato. Mary Lou è incinta di Bentley e Spofforth le propone di abortire: l’androide infatti spera che quando tutti gli uomini saranno scomparsi dalla faccia della Terra, gli sarà permesso di suicidarsi; per il medesimo scopo Spofforth non ha mai cercato di riparare il guasto dell’impianto di controllo demografico che continua a distribuire pillole che impediscono il concepimento. Mary Lou rifiuta la proposta, promettendo però all’androide di aiutarlo a morire dopo aver avuto il bambino. Bentley intanto viene condannato a sei anni di prigione da un giudice robotico risvegliato per l’occasione da Spofforth; riesce però a evadere e inizia un lungo viaggio con l’intenzione di ritrovare il suo amore. Dopo essere stato sul punto di morire per la fatica e la scarsa alimentazione, Bentley trova riparo e rifugio presso una fabbrica di tostapane la cui produzione è bloccata in un ciclo infinito di produzione e riciclaggio di tostapane difettosi a causa di un piccolo guasto mai riparato che Bentley finalmente sistema. Abbandonata la fabbrica, Bentley si ferma per qualche tempo presso una piccola comunità agricola in cui sono rimasti in vita usi e costumi antichi e sentimenti religiosi, salvato dalla sua capacità, ritenuta ormai perduta, di leggere la Bibbia. Con un pensioerobus, un autobus attivato telepaticamente dai suoi passeggeri, trovato sul luogo, riesce ad arrivare velocemente a New York dove può finalmente riabbracciare Mary Lou e scoprire di essere divenuto padre di una bambina: Jane. Il romanzo termina con la nuova famiglia intenzionata a lasciare New York, dopo aver aiutato Spooforth a suicidarsi, spingendolo dall’ultimo piano dell’Empire State Building.
Citazione:
[Spofforth racconta a Mary Lou…]
C’era soltanto un uomo a bordo. Un uomo con una camicia sportiva azzurro pastello e pantaloni grigi di poliestere. Aveva i finestrini alzati, l’impianto stereo in funzione, il condizionatore d’aria e anche il controllo della velocità. Aveva mani bianche morbide e teneva il volante con leggerezza, con disinvoltura. E la sua faccia - oh la sua faccia! - era vuota come la luna. […] Non stava vivendo, per niente. Si supponeva che fosse “libero”; ma niente più gli succedeva. Nessuno conosceva il suo nome, ma uno degli umani lo chiamava Daniel Boone…l’ultimo uomo della Frontiera. Il film aveva una colonna sonora, in cui una profonda, autoritaria voce virile diceva: “siate liberi e vivi e lasciate che il vostro spirito si libri in alto con la Strada Aperta!” E lui se ne andava appunto per la strada vuota, a oltre cento chilometri l’ora, isolato dall’aria esterna, isolato il più possibile persino dai suoi del proprio veicolo che avanzava per quella strada vuota. L’Individualista Americano, il Libero Spirito, l’Uomo della Frontiera. Con una faccia umana indistinguibile da quella di un robot di infimo ordine. E a casa sua o al motel aveva la televisione per tenere lontano il mondo. E pillole intasca. E l’impianto stereo. E le foto nelle riviste che guardava, con cibo e sesso più smaglianti che nella vita.
[Bentley ricorda la scuola…]
Ricordo una vecchia tranquilla costruzione chiamata la Cappella dei Preadolescenti dove andavamo circa un’ora al giorno per le esercitazioni di Privacy e di Serenità. Dovevamo star seduti in una stanza affollata di bambini della nostra età e imparare ad ignorare la presenza degli altri osservando intensamente luci e colori in movimento su un enorme schermo televisivo collocato sulla parete anteriore. All’inizio di ciascuna seduta un robot meccanico ci distribuiva dei sonniferi leggeri. Ricordo di essere arrivato al punto in cui potevo entrare in quel luogo, starmene fermo un’ora dopo aver fatto sciogliere in bocca la pillola zuccherosa senza nemmeno accorgermi degli altri.
[Altri ricordi di Bentley…]
Da bambino mi hanno insegnato che prima della Seconda Era tutte le cose erano violente e distruttive perché nessuno rispettava i diritti umani, ma niente di più specifico. Non abbiamo mai sviluppato un vero e proprio senso della storia; tutto quel che sapevamo, sempre che ci soffermassimo a riflettere, era che prima di noi c’erano stati gli altri e che noi eravamo migliori di loro. Ma nessuno veniva mai incoraggiato a pensare al mondo esterno. “Non fare domande, rilassati.” Sono esterrefatto se penso a quella moltitudine di persone cadute, urlando, sui campi di battaglia per soddisfare le ambizioni di presidenti e imperatori. O dell’aggregazione nelle mani di grandi gruppi di persone, come gli Stati Uniti d’America, di grandi riserve di ricchezza e potere, negate alla maggioranza degli altri. Ma nonostante ciò allora esistevano donne e uomini buoni e gentili. E molti di loro furono anche felici.
[Bentley a bordo del pensierobus…]
Il letto era confortevole, ma non ho dormito bene. Mi sono svegliato diverse volte durante la notte e sono rimasto immobile sul materasso ad ascoltare il frusciare delle ruote sulla strada e a desiderare di poter dormire. Dopo essermi svegliato per la terza o quarta volta ho cominciato a rendermi conto di avere una sgradevole stretta allo stomaco e che la mia mente, tutt’altro che leggera, era permeata da quella sorta di disperazione che mi era familiare, ma per la quale non avevo nome. Là nel buio, col fruscio sommesso delle gomme del bus nelle orecchie, gradualmente mi è diventato chiaro: sono solo. Sono dolorosamente “solo”, e prima non l'avevo nemmeno saputo. Mi sono tirato su a sedere. Mio Dio! Era così semplice. Stava assalendomi la collera. Avere la mia Privacy e la mia Autosufficienza e la mia Libertà, cosa contava, se mi sentivo così? Ero in uno stato di “struggimento”, e lo ero da anni. Non ero felice... non lo ero quasi mai stato. “E’ terribile!” ho pensato. “Tutte quelle menzogne!” Le immagini mi sono ripassate davanti agli occhi con un senso fisico di nausea: rivedermi bambino inebetito davanti alla televisione, in aula mentre insegnanti robot mi dicevano che lo “sviluppo verso l'interiorità” è lo scopo della vita, che il “sesso svelto è meglio”, che l'unica realtà era nella mia coscienza e poteva essere alterata chimicamente. Quel che avevo desiderato e voluto anche allora, era essere amato. E amare. E loro non mi avevano nemmeno insegnato la parola.