INGEGNERI COSMICI
Idea: 4/5 Trama: 3/5 Stile: 4/5
Titolo Originale: COSMIC ENGINEERS
Autore: Clifford Simak
Anno: 1939
Genere: FS Metafisica / Speculativa
Edizione: La Tribuna – Galassia n.81
Commento:
Con questo romanzo Simak spazia nelle vastità del tempo e dello spazio regalandoci spettacolari immagini dell’infinito e del futuro. Una spedizione umana viene a contatto con gli “Ingegneri Cosmici”, una razza aliena tecnologicamente avanzatissima che cerca l’aiuto di tutte le specie intelligenti per salvare l’universo… Come spesso avviene in Simak, la trama, pur gradevole, è soltanto una scusa per una riflessione, in questo caso sulla vita e il suo ruolo nell’universo, condotta in maniera semplice e non accademica. Lettura fortemente consigliata.
Trama (attenzione spoiler!):
Una scienziata rimasta in animazione sospesa per circa un millennio di anni riesce a comprendere dei misteriosi segnali captati in una base su Plutone: sono invocazioni di aiuto che arrivano dalle più remote zone dell’universo. Captata la risposta, vengono inviate le istruzioni per raggiungere la fonte dei messaggi stessi: la scienziata e altri “eroi” arrivano così su un misterioso pianeta dove fanno conoscenza dei misteriosi messaggeri, Si autodefiniscono “Ingegneri Cosmici”: hanno aspetto umanoide e sono scientificamente avanzatissimi. Hanno chiesto l’aiuto di tutte le specie intelligenti dell’universo per tentare di salvarlo dalla sua fine imminente: esso è, infatti, destinato a scontrarsi tra breve con un altro universo… in uno spazio a 5 dimensioni vivono infatti infiniti universi a 4 dimensioni come il nostro che conosciamo. Viaggiando nel tempo e raggiungendo la terra futura tra milioni di anni abitata solo dall’ultimo uomo rimasto viene scoperto il modo con cui salvare l’universo e nello stesso tempo il segreto per sconfiggere l’irreversibile morte entropica dello stesso. Si scopre inoltre alla fine che gli Ingegneri Cosmici sono dei robot creati da un antichissimo e avanzatissimo popolo che dovette abbandonare il proprio mondo natale e che diede poi vita alla razza umana… si spiega così anche l’aspetto umanoide degli Ingegneri stessi.
Citazione:
[1] “Ho seguito la probabile linea di quel mondo – disse l’Ingegnere – ma non la sua reale linea di sviluppo, bensì la linea di sviluppo futura. L’ho tracciata nel regno delle probabilità. L’ho seguita nel tempo, ho visto quello che non esiste ancora, che forse non esiterà mai. Ho visto le ombre della probabilità.”
[2] “... la vita è una cosa tanto rara, nell’universo. L’universo non bada alla vita. A volte io penso che la vita non è che una strana malattia che non dovrebbe esistere affatto, che si tratta di una conformazione accidentale della materia che non avrebbe alcun diritto di esistere. L’universo è così ostile a essa, che si è quasi portati a considerarla anormale. Esistono pochissimi luoghi nei quali la vita è possibile.”
[3] La vita era un caso. Senza alcun dubbio. Qualcosa che non era stato esattamente previsto. Qualcosa che si era infiltrato, come un tumore maligno, nel perfetto meccanismo dell’universo. L’universo era ostile alla vita. L’abisso dello spazio era troppo freddo per la vita, gran parte della materia condensata era troppo calda per la vita, lo spazio era attraversato da una moltitudine di radiazioni mortali per la vita. Ma la vita trionfava. Alla fine, l’universo non l’avrebbe distrutta… sarebbe state essa a governare l’universo.