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ORRORE ALLA MINIERA

Idea: 1/5 Trama: 2/5 Stile: 2/5

 

Titolo Originale: BEACHHEAD PLANET
Autore: Robert Moore Williams
Anno: 1970
Genere: FS Avventurosa
Edizione: Mondadori – Urania n. 935

 

 

Commento:
Il romanzo è una opera di fantascienza d'avventura, con tratti anche di horror spaventoso. Golden Fleece, una antica cittadina mineraria ricostruita a scopo turistico, è diventata sede delle oscure sperimentazioni scientifiche del professore Erasmus Brocknor. Al di sotto di essa, infatti, si è scatenato un vero e proprio inferno, una fucina di orribili mostri a due-teste dietro ai quali invece si nascondono degli alieni, i Nark, esseri incorporei il cui scopo ultimo, è al solito, quello di impadronirsi del controllo della Terra, rendendo i suoi abitanti schiavi.
Tutto questo però il lettore lo scopre solo alla fine dopo un susseguirsi di azioni avvincenti che vedono il protagonista, Valthor, indagare, finire prigioniero e alla fine rivalutare le persone che avevano dato vita a questi esseri artificiali, i Due-Teste oppure i piccoli minatori robot, in una specie di lieto fine, almeno per quanto riguarda la salvezza della Terra e la riconciliazione dell’uomo con i suoi simili.

Trama (attenzione spoiler!):
A Golden Fleece, una ex cittadina mineraria adesso ricostruita a beneficio dei turisti, sta succedendo qualcosa di strano. Un uomo finisce bruciato vivo sulla pista di atterraggio dell’elicottero, poi è la volta di un bambino, dopodiché tutti i gitanti finiscono bruciati, mentre un mostruoso essere a Due-Teste fa capolino in superficie. A investigare su quanto accaduto vengono ingaggiati John Valthor e i suoi due collaboratori, Keth Evan e la affascinante Mishi Greer.
John Valthor è una specie di investigatore privato e laureato in ingegneria, convinto del futuro arrivo sulla Terra di esseri venuti da altri universi abitati desiderosi di prenderne il controllo. Valthor si trova effettivamente a fronteggiare questa minaccia nei sotterranei di Golden Fleece, dove le sperimentazioni finalizzate a produrre la cosiddetta “sostanza cerebrale” della Brocknor Corporation di Erasmus Brocknor sono andate decisamente troppo oltre (i mostri a Due-Teste e i terribili nanerottoli minatori robot sono sue creazioni) e sono finite adesso nelle mani di alieni incorporei, i Nark, il cui scopo ultimo è quello di soggiogare, grazie alle scoperte scientifiche del professore, l’intera popolazione del pianeta Terra, fino a rimetterla in uno stato totale di schiavitù.
Sarà qui, nei sotterranei di Golden Fleece oppure all’inferno, perché gli somigliano tantissimo, che Valthor, grazie anche alla collaborazione dei suoi assistenti e dello stesso professor Brocknor e di sua figlia Amelia, riuscirà a sventare il terribile piano alieno per l’invasione della Terra e a distruggere le folli creazioni del professor Brocknor che, in verità, si riveleranno essere meno malvage di come potevano apparire. Pure se difficilmente controllabili, rinviando così al futuro e un futuro remoto tutte le possibili sperimentazioni sulla “sostanza cerebrale”.

Citazione:

[1] Quello che la donna vedeva era in mezzo al groviglio dei cedri nani: una “cosa” alta tre metri, con due teste. Si era sollevata lentamente sopra i cedri, e una delle due teste guardava in basso, verso l’uomo. Gli scaturì qualcosa dalla fronte. Da quella distanza la donna non riuscì a distinguere cosa fosse, ma certo doveva essere qualcosa che colpì l’uomo, perché l’uomo balzò in piedi, si girò verso la valle, e cominciò a correre. Discese a grandi sbalzi, gridando e battendo l’aria con la mano destra. Il braccio sinistro gli penzolava inerte dalla spalla. A un tratto perse l’equilibrio e rotolò pesantamente sulle pietre, poi si rimise in piedi e riprese a scendere verso la pista di atterraggio. Quando fu in fondo alla discesa si diresse verso il gruppo dei turisti.

[2] I piccoli minatori lavoravano come schiavi che scavano una galleria per raggiungere la libertà. Si somigliavano tutti come i piselli di uno stesso baccello, si muovevano con passo identico, abbassavano il piccone con la stessa forza, e maneggiavano la pala tutti nella stessa maniera. Mentre Valthor li guardava, la galleria si allungò nella parete. I piccoli minatori lavoravano come castori. I picconi e le pale allungavano la galleria come per incanto. “Se dovessi scavare gallerie, assumerei quegli uomini” pensò Valthor. Poi si guardò attorno alla ricerca della creatura che l’aveva catturato e portato fin lì. Ebbe quasi paura di vederla, ma lì non c’era niente che le potesse somigliare. I singhiozzi si erano fatti più forti. Si mosse, e scoprì di potersi muovere liberamente. Era disteso in una nicchia scavata nella parete ad altezza d’uomo. Sporse con cautela la testa per vedere cosa c’era sotto di lui.

[3] “Cosa…” Valthor esitò a fare la domanda. Poi la voglia di sapere fu più forte di lui, e le parole gli uscirono dalla bocca quasi senza volere. Cos’è un Nark?”
Avevano smesso di correre, e stavano riprendendo fiato. Nel buio Amelia Brocknor era per Valthor soltanto una mano sudata che stringev una mano sudata, e il suono d'un respiro affannoso.
“Non li potete vedere fin quando non si è passati attraverso il bagno e le radiazioni.” Nel parlare di queste cose la voce si era velata di spavento. “Anche a questo punto sono difficili da vedere. Il massimo che potete vedere, anche dopo il trattamento, sono delle linee di luce in movimento. Un essere umano normale, di tanto in tanto, li può intravedere, con la coda dell’occhio.”
“Se non si possono vedere, com’è possibile sapere che esistono?” chiese Valthor.
“Li si può percepire. Si ha una sensazione di vento freddo alla nuca.”
“Un vento freddo!”
“Sì.”
“Io ho avuto questa sensazione. L’ho anche in questo momento!” bisbiglio Valthor. “E’…”
“No!” disse Amelia Brocknor con sicurezza. “Se ci fosse un Nark lo potrei vedere, anche in questa oscurità. Non tutte le sensazioni di freddo sono provocate dai Nark. A volte si ha paura, e i nervi mandano delle sensazioni di gelo alla nuca. Almeno, così dice mio padre.”

[4] “Ecco l’uomo cattivo!” disse la bambina. “Mi ha trattato male.”
“Scusami. Non volevo trattarti male. Solo che stavo cercando di pensare.”
“Stavate pensando anche quando parlavate con me?” domandò Abito Sportivo.
“Io…”
“Volete saperlo? Non siete stato educato.”
“Ecco…”
“Non mi è piaciuto molto quello che avete detto,” disse abito sportivo. “Cosa siete… una specie di reazionario?”
“Non ho mai pensato di esserlo,” disse Keth.
“Vogliamo sapere da che parte siete… dalla parte del popolo del nuovo giorno… dalla nostra… o dalla parte del vecchio sistema?”
“Posso scegliere?”
“Sì. Ma se volete star bene, vi conviene scegliere la nostra parte!”
“In questo momento penso solo a star bene,” disse Keth ad Abito Sportivo.
“Allora dovreste andare vicino alle sbarre e aspettare l’arrivo del fratello,” disse Cowboy.
“Tra poco riporterà la mamma e il papà,” disse Agatha.
“Veramente…” disse Keth.
“Non credete che sia in grado di curarvi?” gli chiese Abito Sportivo. Il suo tono di voce faceva capire che il non credere ai valori del nuovo giorno era tradimento.
“Sì, ci credo,” disse Keth.
“Non mi sembrate molto convinto,” disse abito sportivo. “Andate vicino al cancello di vostra spontanea volontà, per essere pronto quando torna il fratello, o ci dobbiamo pensare noi due…” indico Cowboy. “Volete trovarvi in condizioni di essere veramente riparato?”
“Sono questi i sistemi della nuova era?” chiese Keth. “O ci uniamo a voi di nostra spontanea volontà…. o ci spaccate la testa per fare in modo che il mostro che voi chiamate fratello ci possa riparare.”
“Esatto!” disse Abito Sportivo.
“In questo caso, mi unisco a voi,” disse Keth, e si avviò verso il cancello.

Scheda realizzata da: sotomayor