LA SCALA DI SCHILD
Idea: 5/5 Trama: 3/5 Stile: 4/5
Titolo Originale: SCHILD'S LADDER
Autore: Greg Egan
Anno: 2001
Genere: Hard SF
Edizione: Mondadori – Urania Collezione n.141
Commento:
Il romanzo è ambientato nel lontano futuro dell'umanità. Ventimila anni dopo la nostra epoca, l'uomo ha colonizzato centinaia di pianeti, espandendosi nella Via Lattea. Passi da gigante sono stati fatti in campo scientifico e tecnologico. Il corpo umano può rimanere in gioventù per un periodo illimitato di tempo; anche in caso di decesso accidentale, un clone viene ricreato sulla base dell'ultimo "backup" così che la morte si può dire definitivamente sconfitta. C'è anche chi ha abbandonato il corpo fisico, crescendo e vivendo in ambienti virtuali, esplorando sistemi fisici molto più complessi della realtà medesima. Il controllo sul proprio corpo è assoluto, ciascuno può regolare a proprio piacimento sensazioni sensoriali o emozioni.
La fisica si basa ancora su una scoperta risalente all'inizio del terzo millennio, le leggi di Sarumpaet, una mirabile fusione della relatività e della meccanica quantistica che ha resistito a millenni di esperimenti. Basandosi su questa base intellettuale viene realizzato uno straordinario esperimento che dovrebbe portare alla temporanea costruzione del neo-vuoto, un vuoto basato su uno stato quantistico differente da quello cui siamo abituati. Le leggi di Sarampaet si rivelano però una mera parziale visione della realtà e il neo-vuoto, che avrebbe dovuto soccombere al più stabile "vuoto classico" in poche infinitesime frazioni di secondo, inizia invece a divorare il nostro universo.
Alcune centinaia di anni dopo l'esperimento, la stazione Rindler ospita migliaia di rifugiati dai mondi distrutti dal neo-vuoto e scienziati venuti appositamente per studiarlo. I più avanzati esperimenti sono tentati per capire cosa si ciela dietro il confine, la frontiera di questo nuovo big bang in miniatura. Ma non tutti sono così desiderosi di scoprire cosa sia: se i Conciliatori sono mossi dalla sete di conoscenza, i Conservatori sono pronti a tutto pur di difendere il nostro universo e i mondi dove sono nati e cresciuti fino a che un'ultima e strabiliante scoperta cambia ancora una volta le carte in tavola.
L'opera si basa su una fantastica estrapolazione di uno dei settori più avanzati della fisica odierna, la Teoria Quantistica dei Grafi. I concetti di base della meccanica quantistica entrano in gioco e sono richiamati continuamente durante tutto il romanzo e questo fa sì che non possa essere una lettura facile o consigliata per chi sia completamente a digiuno della materia. Si possono ritrovare anche diverse idee tipiche della fantascienza trasumanistica cui abbiamo già accennato come la possibilità di trasferimento della coscienza e della memoria al di fuori del proprio corpo o il superamento del dimorfismo maschio - femmina.
L'intreccio non è sicuramente l'aspetto su cui si basa l'opera, il cui impatto è principalmente legato all'impianto, ricchissimo, delle idee e dei contenuti. L'azione è ovviamente abbastanza limitata per gran parte del romanzo; nei capitoli conclusivi è possibile assistere ad un'accelerazione che porta ad un finale a mio parere un po' brusco, affrettato, che non lascia tempo al lettore di assorbire e assimilare le ultime scoperte.
In conclusione, il romanzo è sicuramente consigliato a tutti gli amanti della Fantascienza e in particolar modo riteniamo sia imperdibile per chi predilige la Fantascienza Hard nel senso più vero del termine, ovvero quella letteratura che si basa sulla frontiera della scienza e ne esplora le sue infinite possibilità.
Citazione:
[1] Kunsnanto Sarumpaet era vissuto sulla Terra all'inizio del terzo millennio, poco dopo che un gruppo di fisici e di matematici sparso sull'intero pianeta - poi universalmente noto come i "Sultanti dello Spin" - aveva prodotto il primo discendente vitale della relatività generale e della meccanica quantistica. Per fondere le due descrizioni della natura occorreva sostituire la precisa, inequivoca geometria dello spazio-tempo classico con uno stato quantistico che assegnava un' "ampiezza" (ossia una probabilità) a un intero campo di geometrie possibili. Un modo per farlo consisteva nell'immaginare di portare una particella come un elettrone lungo un circuito e calcolare la probabilità che alla fine del circuito la direzione del suo spin fosse la stessa che aveva all'inizio. Nello spazio piatto, gli spin corrispondevano sempre, ma nello spazio curvo il risulato dipendeva dalla geometria della regione attraversata dalla particella. Generalizzando questa idea, lo spazio finiva per essere attraversato da un'intera rete di percorsi seguiti da particelle con lo spin diverso, paragonati tra loro in corrispondenza delle giunzioni dove si incontravano; questo portò al concetto di "rete di spin". Come le armoniche di un'onda, queste reti fornivano un gruppo di mattoni elementari con cui si potevano costruire tutti gli stati quantici della geometria.
[2] Cass assegnava l'inizio della civiltà al momento dell'invenzione del processore quantico singletonico, il cosiddetto "Gioiello". Era conscia di non poter evitare di dividersi in versioni multiple; l'interazione con uno qualsiasi degli oggetti che la circondavano dava origine a un sistema complesso - Cass più la nuvola, Cass più il fiore - e non poteva evitare che ciò che stava al suo esterno interferisse con lei, creando versioni diverse nel corso del tempo.
Diversamente dai suoi antenati, però lei non contribuiva a quel processo. Mentre il Gioiello all'interno del suo cranio eseguiva i calcoli, era isolato dal mondo - una condizione che durava per pochi microsecondi la volta - e rompeva la quarantena soltanto quando il suo vettore di stato descriveva un solo risultato certo. A ogni ciclo di operazione, il gioielo ruotava il vettore di una delle alternaive in modo da sovrapporlo a un'altra con le stesse proprietà e anche se il percorso lo portava a sovrapporlo a tutte le alternaitve, solo lo stato finale determinava poi le sue azioni.
Essere un singleton - la portatrice di un Gioiello singletonico - come lei, significava che le sue decisioni erano importanti. Non creava altre copie di sè per affrontare in modo diversi le varie alternative che le si presentavano. Non era esattamente come il vecchio Homo Sapiens, ma era vicino a come si giudicava: una creatura capace di prendere decisioni e di comportarsi in un modo coerente.