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TERRA IMPERIALE

Idea: 2/5 Trama: 2/5 Stile: 2/5

Titolo Originale: IMPERIAL EARTH
Autore: Arthur C. Clarke
Anno: 1975
Genere: Hard SF
Edizione: Mondadori – Urania Collezione n.96

 

 

Commento:
Anno 2276: l’uomo ha quasi completato la colonizzazione del sistema solare, stabilendo colonie e avamposti su quasi ogni pianeta, satellite o asteroide (soltanto Venere e i giganti gassosi resistono all’avanzata umana). Dopo un’era di caos e di conflitti, l’umanità ha raggiunto una condizione idilliaca mai toccata prima: la Terra è divenuta un pianeta-giardino popolato, dopo una lunga guerra contro la sovrappopolazione, soltanto da mezzo miliardo di esseri umani.
Malcom Makenzie è stato uno dei pionieri di questa avanzata: con tenacia e coraggio ha colonizzato uno degli ambienti più desolati del sistema solare, Titano, la luna di Saturno, per sfruttare le sue enormi riserve di idrogeno. Malcom ha mantenuto il controllo effettivo del governo di Titano, anche con la crescita della colonia, creando una vera e propria dinastia, ricorrendo alla clonazione (per un difetto genetico Malcom non può avere una discendenza normale) per generare suo figlio Colin che, a sua volta, ha iterato il procedimento portando alla luce Duncan.
Tocca ora a Duncan proseguire la tradizione recandosi sulla Terra per avere un erede. Le celebrazioni per il cinquecentesimo dell’indipendenza americana, per le quali un inviato di Titano è invitato sulla Terra, capitano a proposito sia per potersi recare sul pianeta madre dell’umanità senza dover fornire ulteriori spiegazioni sia per studiare il nuovo tipo di propulsione spaziale (la cosiddetta propulsione asintotica) che minaccia di rendere obsoleta la propulsione ad idrogeno, ponendo fine al ricco commercio di Titano. Le vicende di Duncan sono ulteriormente complicate dalla presenza sulla Terra, per misteriosi e forse loschi motivi, del suo più caro amico/rivale, con il quale è coinvolto in un pericoloso triangolo amoroso…
Banale dire che Clarke sia un grande scrittore, il cui stile, semplice, asciutto, chiaro, cartesiano è molto simile a quello del mitico “Dottore”, alias Isaac Asimov. Clarke mira sempre alla verosimiglianza tecnologica, il suo è un ritorno al quel “meraviglioso scientifico”, a quell’immaginazione futuristica che è stata alla base del genere fantascientifico. Detto questo, tuttavia, il romanzo in oggetto non è certamente una delle sue migliori produzioni: la trama è piuttosto scialba, priva di colpi di scena e in diversi momenti l’autore sembra voler insistere in misura eccessiva su alcuni aspetti di quello che egli immagina come futuro ideale (mi riferisco in particolare agli aspetti etici legati alla questione della clonazione e al contenimento delle nascite come alla scomparsa di vincoli morali riguardo la sessualità).
In sintesi, una discreta lettura, suggerita principalmente ai fan dell’autore.

Trama (attenzione spoiler!):
Duncan Mekenzie è incaricato da suo padre Colin e da suo nonno Malcom, fondatore della colonia, di rappresentare Titano sulla Terra per le celebrazione del cinquecentenario della Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti. Lì avrà il compito, oltre che di rappresentare la propria terra, anche di ottenere il suo erede tramite clonazione come hanno fatto suo “padre” e suo “nonno” prima di lui. Il viaggio viene effettuato a bordo della nave Sirio dove Duncan tenta di estorcere, senza successo a dire il vero, maggiori informazioni riguardo la propulsione asintotica, il nuovo metodo di propulsione che minaccia le esportazioni di idrogeno di Titano.
Giunto sulla Terra, Duncan viene contattato da un collezionista che gli denuncia misteriosi e ingenti traffici di titanite, un minerale rarissimo e preziosissimo, che potrebbe essere stato contrabbandato illegalmente da Titano. Duncan riferisce l’informazione su Titano da dove Colin gli comunica che voci sostengono la scoperta di ingenti bacini di titanite su una luna esterna; più tardi Colin scopre che si tratta di Mnemosine, la luna dove aveva soggiornato in missione Karl, il più grande amico e allo stesso tempo rivale di Duncan, sul cui conto criptato presso una banca lunare è accreditata una grossa somma che si presume essere derivata dalla vendita proprio di titanite.
In seguito Duncan scopre che Karl ha soggiornato sulla Terra presso Calindy, una ragazza che i due avevano già conosciuto, anzi di cui erano stati entrambi amanti, nel corso di un soggiorno di alcuni studenti terrestri su Titano. Ducan rintraccia Karl, ancora sulla Terra, presso la grande stazione del progetto Ciclope in Arabia Saudita: una enorme distesa di antenne costruite per captare segnali di provenienza extraterrestre. Mentre i due stanno discutendo, un movimento accidentale viene interpretato dall’accompagnatore di Duncan come un attacco di Karl verso di lui, innescando una serie di avvenimenti a catena che porta alla morte accidentale dello stesso Karl.
Dopo la sua morte, Duncan si reca da Calindy, dove apprende un lato della storia a lui sconosciuto: nell’ultimo incontro tra Karl e Calindy su Titano, Karl ha utilizzato una cosiddetta Macchina del Piacere, un macchinario che ha condizionato per sempre la sua mente ossessionando Karl con il ricordo della giovane Calindy e rendendo impossibile per Karl ottenere la felicità in qualsiasi altra maniera. Continuando con le indagini Duncan scopre l’altro motivo che aveva portato Karl sulla Terra: il progetto Argo, ovvero la costruzione di un gigantesco di un enorme radiotelescopio, al margine estremo dell’orbita di Saturno che avrebbe fatto di Titano il centro scientifico del sistema solare.
Il romanzo termina col ritorno di Duncan su Titano, in compagnia di un bimbo clonizzato… non clone suo però ma del defunto Karl.